«Scuola, la mia proposta al ministro»
Pubblicato il 23 giugno 2020 0
Giuseppe Paschetto: «Interdisciplinarietà, aria aperta, niente voti né compiti. Al ministro propongo una scuola così». L’intervista.
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Giuseppe Paschetto, già insegnante definito “innovatore” (ora in pensione), è stato scelto come consulente personale della ministra Azzolina prima del Covid, insieme a una collega dirigente scolastica. E ora i due avanzano una loro proposta: «Una rete sperimentale di scuole senza voti né compiti, dove si sta all’aperto e dove si apprende per campi di esperienza».
Per Paschetto la definizione di “innovatore” deriva dall’esperienza che ha portato avanti alla scuola media di Mosso (Biella). È stato scelto come consulente personale della ministra Azzolina già a gennaio, prima che si scatenasse l’allarme Covid, insieme a una collega, la dirigente scolastica Antonella Accili di Piandimeleto, Istituto Comprensivo in provincia di Pesaro-Urbino. Ora i due consulenti hanno avanzato una loro proposta, immaginando infatti «la partenza di una rete sperimentale di scuole senza voti né compiti, dove si sta all’aperto e dove si apprende per campi di esperienza».
A vagliare le diverse proposte formulate e raccolte dai vari esperti, task-force e team saranno i vertici del governo, ma intanto il documento consegnato alla Azzolina lascia intravedere la possibilità di una scuola che ha ben poco a che fare con quella che pare invece delinearsi su altri fronti.
«In questi mesi ho avuto possibilità di confronto con diversi gruppi e persone impegnate nell’innovazione della scuola: Edoardo Martinelli e la scuola di Barbiana, Maurizio Parodi, Mara Verzilli e il gruppo Basta Compiti, ottana Monica Guerra, Sonia Coluccelli, l’Associazione Bimbi Svegli di Giampiero Monaca, Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli con il loro concetto di città educante, il movimento di Scuola all’aperto promosso da Biella Cresce e poi naturalmente Tutta un’altra Scuola» spiega Paschetto.
«Con la Accili ho poi lavorato alla predisposizione di un documento che contenesse concrete proposte di innovazione da presentare alla ministra Azzolina – prosegue – Oltre a far riferimento alle attività delle nostre due scuole abbiamo attinto alle migliori esperienze a livello italiano e internazionale, con un occhio di riguardo alla realtà finlandese. Le 50 pagine del documento “Una rete nazionale di scuole per l’innovazione didattica” prendono le mosse da un’analisi delle correnti pedagogiche e degli approcci educativi alternativi (il costruttivismo, Dewey, Morin, Bauman, Montessori, Don Milani, Munari, Cooperative Learning, Flipped Classroom, didattica delle neuroscienze), si presentano alcuni scenari innovativi in linea con le Indicazioni Nazionali e quindi si passa alla parte di proposta».
La proposta operativa prevede la creazione a partire da settembre di una rete di scuole diffuse in tutte le Regioni che si impegnino rispetto ai seguenti punti per un triennio:
- La valorizzazione dei talenti e il potenziamento dell’inclusione;
- L’adozione di una didattica interdisciplinare e per campi d’esperienza che vada oltre la suddivisione artificiosa in discipline;
- La pratica delle scuola all’aperto;
- La sperimentazione di forme di valutazione formativa che permettano il superamento della pratica dei voti numerici;
- L’eliminazione dei compiti a casa obbligatori.
Vediamo più nel dettaglio cosa Paschetto e Accili intendono, proprio grazie alle loro spiegazioni.
- Il cambiamento dell’approccio metodologico proposto prevede innanzitutto un apprendimento per campi d’esperienza e non per artificiosa suddivisione in discipline. Gli alunni non più come ascoltatori di lezioni e ripetitori di spiegazioni ma come protagonisti attivi e anche agenti di cambiamento nel loro territorio. Problem solving, creatività, cooperative learning, manualità, capacità di progettare, saranno alcune delle tecniche attive utilizzate. Le discipline dovranno recuperare la loro autentica natura di strumenti funzionali a raggiungere gli obiettivi delle attività interdisciplinari. Occorrerà uno sforzo corale di tutti i docenti per abbandonare i recinti e le prerogative delle proprie discipline e anche ovviamente la presunzione che alcune materie e alcune intelligenze siano più importanti di altre. I singoli insegnanti, invece di continuare ad essere depositari unici di un sapere frammentato in discipline, gestiranno piuttosto laboratori legati alla propria disciplina e intesi come laboratori tematici finalizzati all’approfondimento all’apprendimento di conoscenze e abilità utili per l’acquisizione di competenze necessarie al percorso didattico degli studenti.
- La scuola all’aperto e l’educazione diffusa saranno in questo approccio importantissime risorse. Scuola all’aperto non intesa solo come spazio fisico ma concepita come ambiente di apprendimento, esattamente come viene proposta anche da Mottana e Campagnoli nel loro libro “Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso”. Fare scuola prevalentemente all’aperto, oltre agli evidenti vantaggi di tipo psico-fisico ed educativo, offre in questo momento anche la possibilità di evitare le mascherine, mantenendo solo l’attenzione alle norme igieniche fondamentali.
- Cambiare le modalità di valutazione per superare la pratica sterile dei voti numerici sarà un altro aspetto qualificante della sperimentazione. Il primo anno di sperimentazione valutativa sarà dedicato alla introduzione di valutazioni dialogiche, valorizzando la valutazione tra pari e l’autovalutazione il tutto in una prospettiva e non classificatoria. I ragazzi dovranno anche aver modo di valutare l’operato dei loro docenti, anche in questo caso in chiave migliorativa.
- Infine, accogliendo le giuste sollecitazioni di un vasto movimento di insegnanti e genitori coordinato da Maurizio Parodi con la campagna “Basta compiti!”, si sperimenterà l’abolizione dei compiti a casa obbligatori. Gli insegnanti dovranno allora essere bravi a far scattare negli alunni la molla che li porterà ad approfondire spontaneamente al di là dell’orario delle lezioni. Questo succede solo se si fa amare la scuola.
«Quindi in concreto la proposta non prevede che si cambino di colpo le dinamiche di tutte le scuole d’Italia – prosegue Paschetto – Anche Mottana e Campagnoli vedono il cambiamento globale in termini di tempi medio-lunghi. Si propone invece che si costituisca una rete di un centinaio di scuole o classi tra le più motivate e attrezzate, che si impegnino nei punti esposti e che si sottopongano a un monitoraggio. Il monitoraggio però non dovrà essere solo in termini di misurazione di performance come accade per l’Invalsi ma valuterà anche il livello delle relazioni interpersonali, il gradimento, l’incidenza sulle realtà territoriali. Dalle attività della rete e dai risultati del monitoraggio, le modifiche introdotte, una volta dimostrata la validità di tali pratiche, potranno estendersi e diventare di sistema».
«Personalmente credo che non se ne possa più di una scuola in cui gli studenti aspettano l’intervallo come ora d’aria, contano i giorni alla fine dell’anno scolastico, sono incardinati per ore nei banchi, vedono scorrere il mondo reale dalle finestre delle aule, trascorrono ore in edifici simili a prigioni con riti da caserma o da stabilimento industriale, vengono a scuola solo perché obbligati, vedono (con terrore) verifiche e voti come fine unico del loro percorso – dice ancora Paschetto – E basta anche con gli adulti (insegnanti, dirigenti, genitori) che accettano supinamente tutto questo come fosse un destino ineluttabile. La scuola deve diventare finalmente quel che si merita: esperienza appassionante, entusiasmante, affascinante per gli studenti. Ho toccato con mano quanto ciò sia possibile; basta volerlo ed essere disposti a lavorarci».
«Conosco Lucia Azzolina da un paio d’anni, siamo entrambi biellesi e ho avuto spesso modo di confrontarmi con lei sulla necessità di innovazioni nella scuola italiana – spiega ancora Paschetto – Quando era ancora sottosegretario, mi invitò a un convegno alla Camera dei Deputati per illustrare la mia idea di scuola e le innovazioni introdotte a Mosso. Poi ha visitato la mia scuola e già le avevo fatto presente in quella occasione la possibilità di avviare una sperimentazione nazionale per introdurre le innovazioni che noi stavamo praticando con successo. Infine, a gennaio la nomina come consulente per l’innovazione didattica e la formazione. Ma già qualche settimana dopo ecco che siamo precipitati nell’allarme Covid e questo ha comportato stravolgimento di priorità e impegni. Ma ora siamo qui con la nostra proposta e l’auspicio è che possa veramente fungere da leva per avviare il cambiamento e dare nuove speranze a tanti genitori, ragazzi e bambini».
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