Mail che Fabrizio Petrini ha inviato ai professori di sua figlia
Volevo condividere con il gruppo una mail che il 21/11/2020 ho inviato a tutti i professori di mia figlia ( frequenta la prima media). La ho mandata per dare loro uno spunto di riflessione e devo dire che, a prescindere da come la pensassero sulla questione dei compiti a casa, ho trovato professionisti seri , in gamba e, soprattutto, pronti all’ascolto.
Ovviamente, come potete immaginare, non ho ottenuto l’eliminazione delle “consegne casalinghe”, ma sono riuscito ad ottenere da loro un maggior coordinamento nelle assegnazioni quotidiane, così da evitare ai ragazzi eccessivi carichi di lavoro pomeridiani. Siamo ancora lontani dall’optimum ( forse ottenibile solo cambiando le regole del sistema scolastico attraverso la petizione), ma è pur sempre un passo avanti che ho apprezzato molto.
Lo stesso passo avanti che dobbiamo fare noi genitori non dando troppa ( se non nessuna) importanza ai voti, privilegiando il benessere del giovane senza caricarlo troppo delle “nostre” aspettative. Ricordiamoci che i bambini/ragazzi vanno a scuola per imparare, non per prendere voti ( belli o brutti che siano).Dobbiamo lavorare di concerto con la scuola per tenerli curiosi, alimentando quella “tensione cognitiva” tanto cara ad Alberto Manzi.
Un ragazzo curioso vorrà conoscere per arricchire se stesso, non per far piacere a noi.Vorrei dire tante altre cose, ma appesantirei troppo il post. Di seguito il testo della mail inviata. Un saluto a tutti.Gentili professori della classe 1^X,sono Fabrizio Petrini, il papà di G.Prima di tutto volevo ringraziarvi per l’ottimo lavoro che state svolgendo nonostante il difficilissimo periodo che stiamo attraversando. Tra mille difficoltà voi siete lì, rischiando in prima persona, a guidare i nostri ragazzi nel loro percorso di crescita.Ho sempre considerato l’insegnante (maestro o professore che sia) il più nobile ed importante dei mestieri in quanto non esiste figura che, al pari dei genitori, ricopra la stessa importanza per la formazione dell’individuo.
Allo stesso modo considero la scuola, di cui voi siete i pilastri, un luogo “sacro” dove i futuri uomini e donne del mondo cominciano “a sperimentarsi” mettendo le basi di quello che sarà il loro “Essere”.Sono anche consapevole di come, in questi anni, l’Istituzione Scuola sia stata svuotata e profanata da politiche scellerate a discapito di docenti e alunni e per questo voglio ringraziarvi ancora per l’impegno che, nonostante tutto, ci mettete.Fatti i dovuti ringraziamenti, volevo condividere con voi una mia riflessione o, se volete, una mia constatazione.
Una di queste sere guardavo mia figlia a testa bassa sui libri, intenta a finire tutti i compiti per il giorno dopo.L’avevo già vista centinaia di altre volte durante i precedenti anni scolastici; ricordo di aver sempre provato un orgoglio infinito per l’applicazione che ci metteva e per come, tra fallimenti, arrabbiature ed intuizioni, alla fine trovava sempre il modo di portare a termine quello che cominciava.Quella sera però ricordo di non aver provato orgoglio. Il mio sguardo è andato all’orologio: segnava le 19:00……le 19:00.Per la prima volta ho pensato come quel giorno, e come tanti altri già passati, mia figlia avesse lavorato più di me che avevo staccato alle 17:00 e devo confessarvi che ho provato un po’ di imbarazzo.Sempre più pensieroso mi sono chiesto quanto, in quella stessa giornata, avesse giocato e la risposta è stata sconcertante: NIENTE, neanche un minuto.Quanto si fosse mossa o avesse corso libera: ancora zero minuti.Quanto fosse stata all’aria aperta: sempre zero minuti.Quanto abbia socializzato con i suoi coetanei al di fuori della scuola: di nuovo zero minuti.E’ vero che questi sono mesi particolari: assembramenti vietati, mascherine, palestre e ristoranti chiusi, coprifuoco.
La paura guida molti dei nostri comportamenti e, in questo clima di incertezza, tutto sembra artificiale e assurdo.E’ anche vero, però, che di giornate come quella appena descritta, i bambini/ragazzi ne hanno passate tante anche prima del coronavirus (e chissà quante altre ne passeranno).Allo stesso tempo ho pensato che fosse quantomeno strano, durante un periodo in cui tutti abbiamo riscoperto l’importanza fondamentale del diritto alla salute, vedere i bambini chiusi dentro quattro mura, chini sui libri, per più di 10 ore al giorno.Da quella sera, la massima “Mens sana in corpore sano” ha cominciato a riecheggiarmi nella mente.Così, ho iniziato ad immaginare una “giornata tipo” dove il bambino, o ragazzo che sia, possa miscelare, senza dover rinunciare a niente, studio e sport, fallimenti e conquiste, sconfitte e vittorie, amicizie e passioni, stanchezza e riposo.
Insomma, una giornata vissuta dal giovane in modo appagante e soddisfacente, che lo proietti, curioso e propositivo, verso quella successiva, convinto e fiducioso di avere le capacità di poter raggiungere i SUOI obiettivi.A mio modesto parere noi adulti dovremmo lavorare, con tutti i nostri limiti, affinchè queste “giornate” prendano forma.Sono sicuro che insieme possiamo farcela.Ancora grazie per il tempo che avete dedicato alla lettura di queste sentite e strampalate righe e perdonatemi se non ho saputo tenerle per me.Auguro a tutti voi una buona giornata.
Cordiali saluti Fabrizio Petrini
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