Io Donna, a settembre ricomincia un tormentone?
Una perdita di tempo che non aiuta a memorizzare e ad approfondire. Il libro scritto da un preside mette sotto accusa i ”doveri” pomeridiani dei nostri figli (soprattutto liceali).
Settembre, riprende il tormentone dei compiti. Utili per i docenti, per ripassare e imparare un metodo, soprattutto alle superiori. Odiati invece dagli studenti che, spaventati dalla mole di lavoro, abbandonano indirizzi impegnativi come il liceo classico.
Secondo Maurizio Parodi, preside, autore di Basta compiti! Non è così che si impara (Sonda), sono una perdita di tempo. «Nessuno ha mai dimostrato che servano. Secondo alcuni studi, dopo tre mesi, i ragazzi hanno già dimenticato quello che hanno ripetuto. Di fatto, i prof delegano l’apprendimento ai genitori. Così, chi non ha una famiglia in grado di aiutare, resta indietro. E, con lo spauracchio del voto basso, si ottiene solo di annoiare mortalmente gli alunni. Il risultato? I nostri diplomati sono tra i più ignoranti del mondo».
Un senso i compiti potevano averlo in passato «quando la scuola era l’unica fonte d’informazione. Oggi il problema non è acquisire le nozioni, ma fornire gli strumenti per gestirle».
Un dubbio: le ore di lezione possono bastare? Secondo Parodi sì, purché si cambi la didattica: «Basterebbe mettere i ragazzi nelle condizioni di voler imparare, aiutarli a cooperare. Ho visto studenti di un istituto professionale che lavoravano in gruppo su progetti loro; si può fare. Purché i prof la smettano di fare i primi attori con la lezione frontale e diventino registi».
E se l’insufficienza dovesse comunque arrivare, ci si può consolare: in Nessun brutto voto è per sempre (Ponte alle Grazie) un altro preside, Alessandro Artini, scrive alla figlia adolescente invitandola a guardare avanti. Oltre i prof. http://www.iodonna.it/attualita/vivere-meglio/2013/compiti-scolastici-38-401637868193.shtml?refresh_ce-cp
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