Varese, petizione di 90 mamme
Il papà di Varese che ha detto no ai compiti delle vacanze assegnati al figlio, forse, ha trovato la classe che fa per lui. Novanta mamme della stessa città hanno presentato, ieri, una petizione al sindaco Davide Galimberti affinché porti al ministero dell’Istruzione il progetto di una nuova scuola sperimentale in cui non si diano voti e, soprattutto, non ci siano compiti a casa (sostituiti dal tempo pieno): una vera bestia nera, a quanto pare, per tante famiglie di oggi. La petizione si ispira al progetto «Una scuola»: il piano ha l’ambizione di partire a settembre 2017 come sperimentazione statale ministeriale a Varese ed è scritto sulla base dell’omonimo manifesto pubblicato dalle ricercatrici dell’Università Bicocca di Milano, Francesca Antonacci e Monica Guerra, autrici del protocollo insieme ai docenti di scuola primaria Luca Tondini e Rosaria Violi.
Il tutto si ispira alle esperienze più avanzate della pedagogia europea: la scuola finlandese, la Montessori e la scuola «senza zaino». «L’esperimento prevede il tempo pieno e otto ore tra studio e attività didattiche — spiegano le due mamme che hanno fatto l’ambasciata in comune, Lidia Romeo e Valentina Carbone — è come l’orario di un lavoratore, voi chiedereste a un operaio di fare del lavoro aggiuntivo a casa dopo quello che ha svolto in fabbrica? Noi no, ed è per questo che siamo contro i compiti a casa».
La proposta si struttura su 40 ore settimanali: dalla Finlandia prenderanno l’idea di effettuare metà delle ore scolastiche in giardino e all’aria aperta, esplorando il territorio e curando anche animali da cortile. In aula non ci saranno banchi, bensì tavoli di lavoro. Il metodo sarà cooperativo. E non ci saranno i voti, ma solo «una valutazione compartecipata volta al miglioramento e alla crescita dei bambini», concertata tra scolari, famiglia e insegnanti. Perché, secondo i genitori, «studi recenti dimostrano come la consapevolezza di essere misurati inibisce la creatività».
La lezione in aula sarà più dialogata che frontale, in un’ottica di circolarità. Il pranzo è condiviso con i docenti e momento di educazione alimentare. Ogni mattina, all’arrivo a scuola, è prevista un’ora di accoglienza in cerchio in cui si darà spazio alle emozioni. Al Comune di Varese l’idea interessa e si è già trovato un preside, Antonio Antonellis, che sarebbe disposto ad ospitare la sperimentazione nella scuola del quartiere Avigno (la stessa frequentata anni fa da Beppe Marotta, ds della Juventus). Ora però bisogna trovare le maestre: ne servono due per ogni ora di lezione. Meglio se amanti delle utopie.
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