Conta insegnare bene
Il 6 dicembre scorso è stato pubblicato il rapporto PISA 2015, un importante strumento statistico per valutare comparativamente i sistemi educativi nel mondo. Sono stati sottoposti a test di scienze, matematica e lettura più di 500mila ragazzi di 15 anni, un campione che dovrebbe essere rappresentativo di quasi 30 milioni di studenti. I risultati sono senz’altro discutibili, come quelli di ogni indagine empirica, ma la base di dati è talmente ampia che non possono non essere presi in considerazione da chi riflette sulla scuola e la formazione.
Il paese con i risultati migliori del mondo è Singapore, mentre la Finlandia, l’Estonia e il Canada sono fra i primi. C’è un gruppo intermedio, che comprende alcuni paesi asiatici, Germania, Inghilterra e Olanda e poi intorno al 30esimo posto arriva l’Italia, assieme a Israele, Croazia e Ungheria.
In generale la situazione resta abbastanza simile a quella rilevata nel 2006.
Un dato molto importante riguarda le differenze di genere, dove risulta che la distanza media fra ragazzi e ragazze in scienze e matematica si accorcia, anche se al livello top i ragazzi continuano a superare le ragazze, tranne che in Finlandia. Le ragazze, invece, fanno meglio dei ragazzi nella lettura, ma anche qui la distanza diminuisce. Il report conclude significativamente che le differenze di genere negli esiti sono con ogni probabilità dovute all’educazione e non iscritte nei geni.
Risultati migliori dipendono dal numero di ore regolari spese nella formazione regolare e nella qualità dell’insegnamento, cioè nella capacità di adattare la presentazione delle idee scientifiche al tipo di studenti. Non sembra invece particolarmente significativa la qualità dei laboratori, la qualificazione dei docenti e le ore spese nel doposcuola. A parità di provenienza economica della famiglia, gli studenti nelle scuole private hanno risultati peggiori che nelle scuole pubbliche. Più tardi negli anni i ragazzi vengono indirizzati verso scuole specifiche e più la formazione è equa. Le classi con meno studenti consentono un insegnamento che si adatta meglio alle esigenze dei singoli.
In generale spendere più di 50mila dollari per formare uno studente dai 6 ai 15 anni non migliora ulteriormente la loro preparazione. L’Italia destina già 87.000 dollari. Tuttavia allocare più risorse per le scuole frequentate da studenti socio-economicamente svantaggiati migliora notevolmente il loro livello. Il decentramento delle responsabilità nella scuola favorisce la qualità della formazione.
L’Italia raggiunge un livello sotto la media OCSE (il gruppo dei paesi più sviluppati del mondo) sia nelle scienze che nella lettura; ha invece quasi uguagliato la media OCSE in matematica, con un miglioramento costante dal 2003 a oggi. Il divario di genere in Italia è particolarmente accentuato, mentre l’effetto degli svantaggi socio-economici risulta più attenuato che in altri paesi. La differenza fra il Nord e il Sud è molto pronunciata: Bolzano ha punteggi al livello di Regno Unito e Germania, mentre la Campania è come Cipro, Albania e Grecia.
L’Italia spende come nella media OCSE, ma negli ultimi anni ha diminuito (in termini reali) il budget per la formazione dell’11%, mentre in media nell’OCSE la spesa è aumentata del 19%.
Infine in Italia gli studenti passerebbero in media 29 ore a scuola più 21 ore facendo i compiti, per un totale di 50 ore. La Finlandia (36 ore), la Germania (36 ore) ottengono però risultati molto migliori!
http://filosofia.uniurb.it/quello-che-conta-e-insegnare-bene/
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