Compiti: i prof si dividono
Compiti sì o compiti no? I prof si dividono
Margherita Portelli
Anche a Parma, le vacanze sono agli sgoccioli per oltre cinquantamila studenti. E mentre quel pizzico d’amarezza che si accompagna al congedo definitivo delle feste comincia a farsi sentire, un poco alla volta si scatena l’ansia da compiti delle vacanze, con i panciuti diari dei bambini a ricordarci quanti e quali doveri abbiamo trascurato fra una tombola e un panettone.
Negli ultimi tempi la questione ha scatenato il dibattito anche a livello nazionale: compiti sì o compiti no? Sono davvero utili all’apprendimento oppure si tratta del retaggio di una cultura oramai superata, che costringe alunni e famiglie a dover rinunciare al tempo del riposo e delle passioni?
Su Facebook il gruppo «Basta compiti!», ispirato all’omonimo libro di successo del dirigente scolastico Maurizio Parodi (che fa parte del coordinamento Genitori Democratici), ha raccolto già 2400 iscritti: una petizione diretta al ministero della Pubblica istruzione, ai genitori, ai docenti e ai dirigenti scolastici ha raccolto oltre 2 mila adesioni e chiede l’abolizione dei compiti a casa nella scuola dell’obbligo. Il promotore della campagna, pontremolese di nascita e parmigiano «d’adozione» negli anni dell’Università, spiega le ragioni che stanno alla base del movimento «Basta Compiti!».
«I compiti a casa non sono utili, ma creano un danno sociale, umano e psicologico – sottolinea Parodi -. Le nozioni ingurgitate a forza non hanno durata, vengono subito dimenticate e portano gli alunni ad avere in odio i libri e la scuola. I compiti avvantaggiano chi ha genitori premurosi e istruiti, mentre penalizzano gli altri, lasciando soli i ragazzi proprio nel momento in cui devono imparare. Paradossalmente gli insegnanti insegnano a scuola, ma gli alunni devono imparare a casa, da soli. Senza contare che qualsiasi lavoratore, finite le proprie ore di lavoro, ha diritto allo svago e al riposo: deve essere così anche per i ragazzi».
I compiti delle vacanze, Parodi, li definisce «un paradosso logico ancor più che pedagogico, un ossimoro, una follia nel delirio».
«Si dice, spesso, che hanno la funzione di far sì che quanto appreso non venga dimenticato – aggiunge il dirigente -: ma bisognerebbe rendersi conto che, sostenendo questo, si afferma che il percorso costruito in mesi di lavoro può essere dimenticato in 15 giorni. Allora il metodo è sbagliato».
Tra gli iscritti al gruppo, una trentina di insegnanti e migliaia di genitori, che si sono messi insieme per pungolare il ministero in merito, ma anche per agire capillarmente, sul territorio, rivolgendosi direttamente agli istituti comprensivi di varie città d’Italia.
«Ho letto di questo dibattito – spiega Elisabetta Giannossi, insegnante elementare della Racagni -. Personalmente, mi sembra che a volte sia più un problema dei genitori che non dei figli. Mi spiego: sono la prima a non voler caricare i ragazzi di una quantità esagerata di compiti, ma un minimo di esercitazione non credo sia dannosa, serve anche a responsabilizzare gli alunni. Durante l’estate, ad esempio, io non impongo compiti, ma consiglio alle famiglie un libro delle vacanze, facoltativo, e nella stragrande maggioranza dei casi gli alunni lo acquistano e lo completano volentieri. Sono convinta che, senza esasperazione, un minimo di ripasso non faccia male. E sta al ragazzo fare i compiti, i genitori non devono affiancarlo costantemente nell’esecuzione degli esercizi per facilitarlo».
Mamme e papà, spesso, finiscono per sentirsi in dovere di aiutare i figli nei compiti. Alcuni genitori di alunni della scuola elementare «Corazza», che preferiscono evitare nomi e cognomi, sottolineano: «Talvolta i compiti finiscono per essere funzionali a bilanciare quel che non si è riusciti a fare in classe, mentre il compito dovrebbe servire solo a far sì che ciò che già si è imparato a scuola attecchisca definitivamente. Ok i compiti, ma pochi: dovrebbe essere sfruttato meglio il tempo scuola. Una riforma seria, in questo senso, dovrebbe rivedere anche la distribuzione dei mesi di vacanze estive: nessun paese in Europa lascia a casa gli alunni da giugno a metà settembre».
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