Non esiste verifica che dimostri la differenza qualitativa tra scolari che fanno compiti a casa e coloro che non ne hanno fatti
Circoscrivo al cosiddetto Patto formativo Scuola primaria – Famiglia, espressione che rimanda all’accordo delle parti. La collaborazione genitori – insegnanti e’ determinante per la serenità e la crescita del bambino/a, quindi le opinioni, le scelte, le esigenze delle due parti vanno concordate insieme e nel rispetto reciproco.
Nel Patto, come genitore, mi viene dato l’impegno di controllare le attività che il bambino/a svolge a scuola ( e lo faccio con piacere ) e lo svolgimento dei compiti a casa, quindi il compito esecutivo – materiale viene dato pure a me.
Di qui mi permetto di esprimere la mia motivata opinione:
La voce ” compiti a casa “, mi sembra, non appare nei Programmi ne’ come adempimento ne’ come obbligo, ma lasciata a libera interpretazione da parte degli addetti ai lavori. Gli ambiti organizzativi Famiglia – Scuola sono autonomi e diversi. Non tutti i genitori possono garantire quotidianamente la loro presenza affettiva e fisica, di pomeriggio, per controllare lo svolgimento dei compiti a casa ( per lavoro, salute, impegni familiari ed esistenziali…ecc. ecc….).
Molti sono costretti ad affidare ad altri ( nonni, vicini di casa, centri diurni…) i propri figli già, forse, svantaggiati rispetto a chi ha sempre l’aiutino di mamma e papà. Il compito svolto da ciascun bambino/a risulta, così, estremamente variabile, forse anche distorto, quindi non fruttuoso per interpretazione, metodologia, qualità, interferenze, paragoni… Il momento della correzione, spesso anche anacronistico, diventa perciò un inevitabile e dannoso confronto tra i bambini. L’attenzione e la concentrazione sono al culmine e ottimali per l’inizio di una nuova attività subito dopo l’ingresso a scuola, appena stabilite le relazioni socio – affettive e, invece, vengono disturbate dalla correzione.
Il tempo di assegnare i compiti a casa e della relativa coerente correzione potrebbe essere impiegato per svolgere quell’attività in classe, con il supporto autorevole, credibile, professionale e competente dell’insegnante. Non esiste una verifica attendibile che dimostri la differenza qualitativa tra scolari/ studenti che hanno fatto compiti a casa e quelli che non ne hanno fatti, neanche nel tempo.
I compiti assegnati il sabato e per le vacanze sono ingiusti e controproducenti: Il bambino/a ha diritto al riposo, al gioco, a godere dello spazio socio-affettivo della famiglia, degli amici… Il rinforzo e consolidamento di alcuni apprendimenti trattati a scuola ( che, diciamolo pure, tra tutte le chiavi d’accesso alla Cultura e’ la Cenerentola… Manca solo il calamaio! ) e l’educazione al senso di responsabilità non possono essere risolti solo dal compito a casa con libro, quaderno, astuccio di penne e colori, schede di non sempre facile lettura, ma anche dai tempi di assimilazione e interiorizzazione; dai collegamenti con l’esperienza diretta e con il mondo circostante; dal saper leggere la realtà con l’uso di strumenti più attuali e piacevoli che ormai hanno quasi tutti in casa e fuori; con l’aiuto dei grandi (genitori, nonni, esperti…) che possono rappresentare un legame vero, coinvolgente, trainante con la cultura; con la stimolazione a ricercare, a fare, a provare da solo/a ( senza la paura del voto! ); con la gratificazione e l’autostima che saranno la spinta per andare avanti e crescere usando la propria testa, interiorizzando e credendo nei valori grazie anche alla Scuola. Attivando tutti gli altri canali informativi-formativi che coinvolgono si, anche i genitori, ma opportunamente, senza imposizioni, scadenze e orari che non sempre possono rispettare perché impossibilitati da motivi oggettivi, nonostante il loro amore per i figli e il loro diritto/dovere di educarli.
Sono sicura che la Scuola privilegi sempre, intelligentemente, il bambino/a e non la restaurazione dei riduttivi compiti a casa e dei discutibili voti espressi anche in frazioni…
“di MARIANNA PELUZZO”
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