Il giuramento del docente
Credo possa essere utile, e significativo, riconoscersi in un codice deontologico specifico prima di esercitare la professione docente, come già avviene per l’esercizio della professione medica con il giuramento di Ippocrate. Si potrebbe dedicare questa solenne dichiarazione a Socrate (per non essere da meno), al quale dobbiamo riconoscente e imperituro omaggio per averci “insegnato” la Maieutica.
Maurizio Parodi, novembre 2016
GIURAMENTO DEL DOCENTE
Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio, dichiaro di assumere gli impegni posti a fondamento deontologico della professione docente.
– Mi impegno a non arrecare danno, di alcun genere, agli studenti (Primum non nŏcēre!); l’insegnamento non dovrà procurare loro disagi o sofferenze e si baserà sul rispetto, sulla sensibilità e sulla cura per bambini e ragazzi che, in quanto tali, necessitano di attenzione, riconoscimento, ascolto.
– Mi impegno a praticare quotidianamente una didattica che solleciti l’espressione e lo sviluppo dei bisogni degli studenti, delle loro facoltà, delle loro curiosità, favorendone il naturale desiderio di apprendere.
– Mi impegno a promuovere negli studenti la gioia di vivere, l’espressione autentica, il gusto della ricerca, il senso di responsabilità, la propensione a rispettare e aiutare gli altri, consapevole che molti bambini e ragazzi trascorrono più tempo a scuola che in famiglia.
– Mi impegno a tutelare la salute psicofisica degli studenti; le loro menti e i loro membra non devono essere deformate da “carichi” che ne forzino le capacità di sopportazione: zaini pesantissimi, immobilità prolungata, eccesso di informazioni, contenuti inadatti, metodi impropri…
– Mi impegno a rispettare i diversi tempi di apprendimento e di sviluppo (ogni studente ha i suoi) e ad adeguare, contestualizzandolo, il mio insegnamento, senza abbandonare chi sia più bisognoso, meno che mai ricorrendo alla scorciatoia delle “diagnosi”, di fronte a difficoltà che possano essere superate didatticamente.
– Mi impegno a dotare gli studenti delle conoscenze fondamentali, valorizzando il contributo di tutti, giacché ciascuno è portatore di talenti, saperi, risorse che la scuola ha il dovere di “scoprire” e condividere.
– Mi impegno a non pretendere dagli studenti ciò che non possano dare, richiedendo prestazioni incongrue per la loro età, per le loro capacità e per la preparazione scolastica ricevuta, in tal modo condannandoli al fallimento, minandone autostima e possibilità di sviluppo.
– Mi impegno a evitare esercitazioni o studi estenuanti che possano compromettere il desiderio di apprendere e ostacolare la crescita cognitiva e culturale degli studenti.
– Mi impegno a osservare attentamente il comportamento degli studenti e agire con il gruppo e con i singoli per estirpare e rieducare qualsiasi atteggiamento lesivo, sprezzante e discriminatorio, praticando didattiche socializzanti e collaborative.
– Mi impegno a sviluppare e aggiornare le mie conoscenze e competenze professionali, in ambito pedagogico, metodologico, didattico, verificandone l’adeguatezza attraverso il monitoraggio continuo degli esiti (non solo le prestazioni cognitive individuali, ma anche le capacità di relazione, di cooperazione e autoorganizzazione degli studenti) per adottare i correttivi eventualmente necessari.
– Mi impegno a evitare qualsiasi delega indebita alle famiglie, rispetto al compito di insegnare e insegnare a imparare, ché richiede competenze professionali specifiche, quelle di cui sono titolari i docenti.
– Mi impegno a garantire agli studenti il tempo libero di cui hanno bisogno e diritto, per stare in famiglia, praticare sport e altre attività extra scolastiche, frequentare gli amici, sviluppare propri interessi, giocare…
Dirigente scolastico di lungo corso, vive a Genova e si occupa di ricerca e formazione in campo socio-pedagogico, non ancora rassegnato all’impermeabilità degli apparati educativi. Fondatore, amministratore e portavoce del gruppo Basta Compiti, ha pubblicato numerosi articoli e alcuni saggi, tra i quali: «Basta Compiti, non è così che si impara» (Edizioni Sonda), «Non ho parole. Analfabetismo funzionale e analfabetismo pedagogico» (Armando), «Così impari. Per una scuola senza compiti» (Castelvecchi)
0 commenti