L’alibi della “distanza” …non regge

Pubblicato da Maurizio Parodi il

La discussione sulla didattica a distanza, del tutto legittima anzi auspicabile, è spesso viziata da un presupposto implicito, spesso inconsapevole, riconducibile alla convinzione che le criticità evidenziate siano riconducibili alla distanza, appunto, che, pertanto, non riguardino l’attività in presenza, in altre parole che il problema sia tecnologico e non pedagogico.

Sbagliato, come dimostra la permanenza di consuetudini inveterate, di procedure assurde che si ripropongono amplificate nella didattica a distanza alla quale deve essere riconosciuto, quanto meno, il merito, di rendere finalmente visibili pratiche, condotte, logiche più o meno sensate o aberranti, virtuose o ignobili, edificanti o mortificanti.

Vale anche per la questione dei compiti, il cui sovraccarico è stato recentemente denunciato dalle più importanti associazioni di genitori, ma che non si pone oggi per effetto del distanziamento scolastico, essendo il portato di una visione dell’insegnamento diffusa e radicata, ancorché nefanda, alla quale sono per la gran parte attribuibili fenomeni inquietanti e scandalosi: la mortalità e la dispersione, il malessere e il rifiuto, l’analfabetismo funzionale e l’impoverimento culturale.

Quello dei compiti è un problema gravissimo, ignorato, snobbato dai professionisti dell’istruzione, relegato ai margini delle discussioni di eminenti esperti più inclini a discettare sui massimi sistemi pedagogici o istituzionali, dai quali non è dato ottenere riscontro, giacché trattasi di materia grezza, ignobile: la considerano questione marginale, comunque subordinata ad altre di ben più elevato tenore, e dimostrano così, di capire ben poco e di avere quasi nulla cognizione di quel che accade quotidianamente nella scuola “reale”.

Azzardo un tentativo, ovviamente destinato al fallimento, di plastica e desolante rappresentazione di “fenomeni” diffusissimi e allarmanti che pure sfuggono agli specialisti più insigni, spesso inclini alla retorica magistrale, quella che celebra le magnifiche sorti e progressive di un sistema insensato e autoreferenziale, incarnato da docenti inqualificabili (e indistinguibili dai “colleghi” che si impegnano con intelligenza e sensibilità “straordinarie”), ricorrendo ad alcune soltanto delle centinaia di segnalazioni che quotidianamente pervengono agli amministratori della pagina Facbook: “Basta compiti!”.

…Ma si può sempre far finta che si tratti di casi isolati, che la scuola italiana sia eccellente e tutti i docenti sensibili e intelligenti; conviene, per evitare reprimende sindacali e ostracismi politici: gli insegnanti votano, e sono tanti, inoltre permettono ai professionisti della formazione di lucrare (quello dell’aggiornamento è un bel business), perciò è meglio non infastidirli.

I compiti a casa sono inutili: le nozioni così ingurgitate non lasciano il segno, si tratta di un sapere usa e getta.

Caterina

Io sono esasperata davvero! In prima media, mio figlio fa compiti fino alle 23 con 2/3 verifiche al giorno e altrettante interrogazioni. Per non parlare di quando esce alle 17 da scuola: dopo 8 ore seduti, tornano a casa con capitoli da studiare, esercizi da fare… è disumano! Ovvio che ‘sti ragazzi odiano la scuola… e non imparano nulla, non ricordano nulla perché li stanno distruggendo con tutti questi compiti a casa. Che schifo!

Barbara

Il 90% dei compiti sono lavoro inutile che ha il solo scopo di tenere occupati i bambini, di abituarli a “eseguire”. Il lockdown non c’entra nulla.

Maurizio

Dopo qualche settimana, mio figlio ricorda poco o nulla di quello che ha studiato, con inutile fatica, al solo scopo di superare la verifica o l’interrogazione: quanto tempo sprecato, quanta vita dissipata (i migliori anni). Tutto ciò è profondamente immorale.

I compiti procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà deprimendone l’autostima.

Elena

Mio figlio era in una scuola a tempo pieno fino alla terza elementare! Lui è un DSA e, con tutto che frequentava il tempo pieno, era sempre carico di cose da studiare; era sempre nervoso e con l’autostima sotto le scarpe. Ho litigato di brutto con preside e insegnante poi abbiamo deciso di cambiare scuola. Adesso va al tempo normale e ha davvero pochissimi compiti. È felice di andare a scuola, si applica di più e la dislessia è migliorata tantissimo avendo più tempo da dedicare alle sue carenze.

Caterina

Ormai i nostri figli sono diventati dei voti e basta perché è così che si sentono. Un numero sul registro che li bolla. “Non hai la sufficienza? È perché non studi abbastanza”. Invece no; nella maggior parte dei casi, il bambino ha problemi a capire o nel ragionamento …ed è subito 4. L autostima scema come la voglia di fare meglio e di andare a scuola. Mia figlia, prima media a tempo pieno, è stata assente 4 giorni perché aveva la febbre (tampone negativo) e non siamo riusciti a recuperare tutti i compiti e le cose fatte a scuola. Al rientro, cioè il lunedì, si ritrova con verifiche e interrogazioni da recuperare …e ovviamente ha risicato. La mia rabbia è che non è più possibile una vita così: questi ragazzi sono stanchi, hanno perso ogni gioia d imparare, di scoprire, perché non fanno altro che compiti, ogni santo giorno, forzatamente. Ormai i compiti a casa sono visti come una punizione più che un modo di imparare,e solo perché i prof. devono finire il loro dannato programma!

Romina

Niente è cambiato: pagine e pagine di nozioni, nessuna riflessione pedagogica alla base della didattica, solo una grande, mastodontica autoreferenzialità. L’obiettivo, per mia figlia, ormai è solo quello di uscire dalla scuola media sana di mente, non completamente erosa nella sua autostima e con una minima, residuale, appannatissima voglia di conoscere qualcosa.

I compiti a casa sono discriminanti anche perché indiscriminati.

Dora

“Molto o poco” non significa nulla! Non è quantificabile il tempo che ciascuno dedica ai compiti, varia da bambino a bambino! Una paginetta o qualche esercizio per materia, sommati, fanno diverse paginette e diversi esercizietti al giorno che per alcuni bambini corrispondono a una mezz’oretta di impegno e per altri a 4 o 5 ore di lavoro a casa.

Natalia

Ci sono tante alternative che possono arricchire la crescita e lo sviluppo di bambini e ragazzi nonché risvegliare il loro interesse. I compiti finiscono con riempire ed esaurire gli spazi necessari per esplorare altri scenari e nuove dimensione della ricerca personale.

Gabriella

I compiti avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti, e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché “compensare”, l’ingiustizia già sofferta, e costituiscono una delle ragioni, più gravi, dell’abbandono scolastico.

I compiti a casa ledono il “diritto al riposo e allo svago” (Art. 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo e Art. 31 della Carta dei diritti dell’infanzia).

Michela

Ho mia figlia in seconda elementare: dopo 8 ore di scuola ha tutti i giorni i compiti per il giorno dopo. Uno schifo, sono veramente avvilita.

Adiba

Il fatto è che oltre alle 6 ore al giorno a scuola, a casa ne devono fare altre 5 tra studio compiti e ora ci si mette anche questo maledetto computer e le mille email giornaliere.

Francesca

Mio figlio, seconda media ora non fa altro. Torna da scuola alle 14.30 e non ha nemmeno in tempo di mangiare: sta sui libri fino alla sera alle 20 eppure è molto responsabile e veloce nel portarli a termine! Io dico è indecente. Dovremmo scendere in piazza.

I compiti a casa costringono i genitori a sostituire i docenti senza averne le competenze (spesso anche i figli).

Michela

Lui non vuole farli. Non ha voglia e sono noiosi come lo sono i professori che gli insegnano. La Dad mi ha aperto gli occhi anche sulla loro didattica. Non tutti, ma tanti sono noiosi a morte. La disaffezione per lo studio parte anche da lì. I prof che sono empatici e simpatici ottengono di più dai ragazzi. Ma è raro. Ne ho provate mille. Video, Film, Mappe, Teatro… Ma io non sono un’insegnante. E loro fanno solo del nozionismo, non fanno altro.

Daniela

Non ho più parole, sono arrabbiata per questo modo di studiare: i professori se ne fregano di come si fa a imparare: a loro basta interrogarli, e lì finisce il loro compito.

Eleonora

Vogliamo parlare delle pagine su pagine di riassunti? Mi sono ridotta a farglieli io… Al colloquio con l’insegnante di italiano: “Sua figlia deve passare almeno 4 ore sui libri”. Bene! …e questo per una sola materia: vita sociale e sport zero?

I compiti a casa sono stressanti e causano molta parte dei conflitti, dei litigi tra genitori e figli e persino tra genitori.

Michela

Io sto rovinando il rapporto con mio figlio. Non so più come fare. Le medie sono micidiali.

Fernanda

Con i compiti, molti o pochi, gli insegnanti non fanno altro che togliere tempo in famiglia e togliere tempo per altre attività. I bimbi vogliono imparare a suonare uno strumento, un’altra lingua, fare uno sport. Vogliono anche leggere liberamente, stare all’aperto, giocare con altri bambini e con i genitori. Invece ci obbligano a litigare con loro per i compiti, fate diventare insana la convivenza. Si intromettono nella dinamica famigliare e ignorando il bisogno di crescere insieme.

Caterina

Prima media, due giorni a settimana esce alle 17 e la mole dei compiti è allucinate, soprattutto l’insegnante di d’italiano: li carica di lavoro come se non ci fosse un domani; poi, si aggiungono le altre materie, e ogni santa sera se non sono le 23 non si chiudono libri.
La cosa è estenuante per lei e per noi: questi ragazzini non ameranno mai la scuola perché i prof. pensano solamente a finire il loro dannato programma caricandoli come somari di compiti a casa.
La scuola dovrebbe essere un luogo dove i ragazzi voglio andare, volentieri invece a causa di questo metodo (inutile) la odiano e con loro la odiamo anche noi perché bisogna seguirli (chi può) stravolgendo così la vita famigliare e la pace domestica tra urla e pianti.
Io mi sento molto ma molto avvilita anche perché non si risolverà mai nulla: se quasi tutti credono ancora che i tanti compiti servano a qualcosa, siamo davvero messi male.
Povera Italia, poveri noi e poveri ‘sti ragazzi!

Si danno persino i “compiti per le vacanze” e durante i week end, scuola a tempo pieno comprese.

Daniela

Persino i compiti nel week-end: non bastano 6 ore a scuola più 4 o 5 ore a casa tutti i giorni,pure il weekend. È una tortura! Ma un po’ di relax mentale quando ce l’hanno questi ragazzini? Vergognoso il non capire le esigenze degli studenti e delle loro famiglie. Ma io mi chiedo: una coscienza questi professore e/o professoresse ce l’hanno?

Marzia

Ci vuole il tempo per il gioco, per il relax, per le curiosità: sono vitali, più dei buoni voti. E parlo da insegnante di scuola media oltre che da mamma.

Susanna

I compiti per le vacanze sono un ossimoro, un assurdo logico (e pedagogico), giacché le vacanze sono tali, o dovrebbero esserlo, proprio perché liberano dagli affanni feriali e invece si trasformano in un supplizio, creando stress, sofferenza, insofferenza.

I docenti operano nella reciproca ignoranza: ciascuno assegna i propri compiti come se fossero i soli da svolgere.

Maria Teresa

Ma non si può fare proprio nulla affinché i professori tengano conto ognuno dei compiti assegnati dagli altri colleghi e conoscendo l’orario si regolino in base al tempo medio che gli alunni debbono dedicare a ciascuna materia?

Gianni

Esiste una scuola nella quale i docenti si prendono il disturbo di verificare il carico complessivo dei compiti assegnati? Ci vuole una laurea in pedagogia per capire che, oltre ai propri, gli studenti devono fare tutti i compiti dati da tutti gli altri docenti?

Elena

È un incubo, lo so. I docenti si fanno prendere dalla paura di non fare abbastanza e iniziano a sbattere della roba dentro ai registri elettronici, senza porsi il problema dell’impegno complessivo, come se il cervello dei bimbi fosse un bottiglia da riempire dimenticando come avviene l’apprendimento. Un disastro!

I compiti sono quasi sempre noiosi, ripetitivi e talvolta assurdi.

Dania

Certi compiti sono davvero pallosi, ripetitivi, inutili, avvilenti. Mammamia che tristezza! Io l’ho pure detto ai colloqui che per me sono esagerati, dopo 8 ore di scuola. Ma loro nulla, rigidi come i muri: Dicono: “Eh, ma servono per consolidare quello che si fa in classe”. Consolidare cosa? Vogliono far crescere dei robottini automatizzati…

Fabiola

Ma qualcuno ha mai cercato di capire se servono davvero tutte queste esercitazioni pedestremente addestrative, puramente nozionistiche, prive di qualsiasi attrattiva che suscitano solo noia e ripulsa?

Michela

E i dettati? Alle elementari 8 pagine di dettato al Giorno, tutti i giorni o quasi. Perché?


I genitori pretendono l’assegnazione dei compiti: più dà compiti, più l’insegnate è “serio”.

Andrea

L assurdità risiede in quelle menti bacate di certi genitori che chiedono altri compiti pensando che più se ne danno più si impara. Mia moglie insegna alla primaria e mi racconta di genitori che quasi la rimproverano di dare pochi compiti. Allucinante!
In Finlandia, zero compiti soprattutto alle elementari: si comincia a 7 anni e si imparano due Lingue subito; la religione si fa a catechismo; a scuola si insegna economia domestica e ambientale… I risultati? Loro sono tra i primi, noi verso il trentesimo posto! E vi chiedete a casa servono tutti i compiti che danno? A ottenere questo pessimo risultato, privando i bambini del diritto al riposo al gioco alla socialità.

Dania

L’altra settimana, avevamo la riunione online con gli isnegnati, in tutto saremo state 6 mamme e 4 maestre. Appena ho detto che i compiti sono eccessivi, dopo otto ore passate a scuola, si è creato un muro fatto delle solite frasi: “Eh ma il prossimo anno vanno alle medie e ne avranno 11 di materie…” e bla bla bla! Insomma ci fanno il lavaggio del cervello già adesso per il prossimo anno; ed ero sola a protestare, a dire la mia. Quindi di cosa stiamo parlando se c’è un’omertà spaventosa tra i genitori? Mi sono talmente sdegnata…

Barbara

“Devono abituarsi per le medie”. Sono tre anni che va avanti così. Certo: roviniamoci la vita adesso per abituarci a fare quello che dovranno fare fra tre anni. Che logica è?


I docenti non si interrogano sulle pratiche didattiche in uso e non valutano il proprio operato: sono distributori di compiti e di voti.

Elisa

La scuola non si adatta, semmai pretende l’adattamento; e se si è fuori dalle righe (magari estremamente intelligenti) non va bene. Possibile che la scuola debba essere solo sofferenza, fatica e noia? Intanto siamo arrivati in prima superiore ma abbiamo perso quasi dieci anni di vita.

Cristina

Anche oggi verifica. Ieri due. Ogni giorno compiti e verifiche. Il voto dovrebbero metterlo a se stessi, chiedendosi: “Ho spiegato bene ai miei alunni? Hanno capito tutti, hanno svolto senza problemi il compito assegnato”?
Poi uno crede di valere nella vita, quel voto. Poi capita di essere superpositivo a scuola, e fuori l’esatto contrario o viceversa.

Antonia

Bambini e i ragazzi stanno morendo soffocati in casa dalla solitudine e dai compiti. Mio figlio mi ha detto: “Siamo solo dei voti, per i docenti, non siamo altro”. È triste, specialmente in un momento in cui la depressione dilaga.

In “estrema” sintesi

Angela

Gli insegnanti Italiani danno una marea di compiti perché non sono in grado di insegnare, affidando il loro “compito” alle famiglie o agli insegnanti di ripetizione. Semplice: sono ignoranti!

Dalla Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, art 31: Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…

Questo articolo è stato pubblicato sul sito GESSETTI COLORATI

Maurizio Parodi

Dirigente scolastico di lungo corso, vive a Genova e si occupa di ricerca e formazione in campo socio-pedagogico, non ancora rassegnato all’impermeabilità degli apparati educativi. Fondatore, amministratore e portavoce del gruppo Basta Compiti, ha pubblicato numerosi articoli e alcuni saggi, tra i quali: «Basta Compiti, non è così che si impara» (Edizioni Sonda), «Non ho parole. Analfabetismo funzionale e analfabetismo pedagogico» (Armando), «Così impari. Per una scuola senza compiti» (Castelvecchi)

Categorie: Rassegna stampa

Maurizio Parodi

Dirigente scolastico di lungo corso, vive a Genova e si occupa di ricerca e formazione in campo socio-pedagogico, non ancora rassegnato all’impermeabilità degli apparati educativi. Fondatore, amministratore e portavoce del gruppo Basta Compiti, ha pubblicato numerosi articoli e alcuni saggi, tra i quali: «Basta Compiti, non è così che si impara» (Edizioni Sonda), «Non ho parole. Analfabetismo funzionale e analfabetismo pedagogico» (Armando), «Così impari. Per una scuola senza compiti» (Castelvecchi)

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