Lettera di Alessandro
“GLI INSEGNANTI NON CAPISCONO
Alessandro mi consegnò questo biglietto a seguito di un incontro avvenuto 4 anni fa.
Aveva perfettamente ragione: gli insegnanti non capiscono e non vogliono capire.
Non capiscono e non vogliono capire che facendo i compiti si impara ben poco, dopo qualche mese non si ricorda quasi nulla delle tante nozioni studiate a memoria.
Non capiscono e non vogliono capire che i compiti procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per i libri.
Non capiscono e non vogliono capire che i compiti avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti, e penalizzano chi vive in ambienti poveri, deprivati.
Non capiscono e non vogliono capire che i compiti aumentano le diseguaglianze e sono una delle cause (più gravi) dell’abbandono scolastico.
Non capiscono e non vogliono capire che i compiti ledono il “diritto al riposo e allo svago”, e li danno anche nelle classi a tempo pieno, dopo 8 ore di scuola, persino nei week end.
Non capiscono e non vogliono capire che i compiti costringono i genitori a sostituire i docenti nel compito più importante, quello di insegnare a imparare (talvolta sono costretti a sostituire anche i figli, facendo loro i compiti perché non ce la fanno proprio).
Non capiscono e non vogliono capire che i compiti limitano o impediscono lo svolgimento di fondamentali attività formative che la scuola non offre (musica, sport…).
Non capiscono e non vogliono capire che i compiti trasformano le vacanze, delle quali soprattutto i bambini hanno diritto e bisogno, in un supplizio, per tutta la famiglia (i soli a goderne sono proprio i docenti). Non capiscono e non vogliono capire che molta parte dei conflitti, dei litigi (le urla, i pianti, le punizioni…) tra genitori e figli sono causati dai compiti, quando sarebbe invece essenziale disporre di tempo libero da trascorrere insieme, serenamente;
Non capiscono e non vogliono capire che portare ogni giorno zaini pesantissimi, colmi di quadernoni e libri di testo, è nocivo per la salute, per l’integrità fisica soprattutto dei più piccoli.
È incredibile, ma quasi tutti gli insegnanti italiani non capiscono e non vogliono capire cose evidenti che qualsiasi bambino potrebbe spiegare facilmente.
Negli altri Paesi europei si danno pochissimi compiti o non se ne danno affatto, eppure gli studenti sono molto più preparati dei nostri, abbandonano la scuola in misura nettamente inferiore e beneficiano di interventi compensativi realmente efficaci.
Ma non ci sono riscontri, evidenze, ovvietà, neppure lacrime, rinunce, rabbia, paure, umiliazioni, sofferenze anche gravi che li possano convincere. Gli risposi scusandomi per non essere riuscito a farmi capire… “Maurizio Parodi
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Dirigente scolastico di lungo corso, vive a Genova e si occupa di ricerca e formazione in campo socio-pedagogico, non ancora rassegnato all’impermeabilità degli apparati educativi. Fondatore, amministratore e portavoce del gruppo Basta Compiti, ha pubblicato numerosi articoli e alcuni saggi, tra i quali: «Basta Compiti, non è così che si impara» (Edizioni Sonda), «Non ho parole. Analfabetismo funzionale e analfabetismo pedagogico» (Armando), «Così impari. Per una scuola senza compiti» (Castelvecchi)
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