Testimonianza di Luca Rubin
Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere. (F. Rabelais).
Sono Luca, 47 anni e maestro elementare con incarico annuale in tre Istituti comprensivi della provincia di Torino.
Come molti colleghi non assegno compiti a casa, tanto meno compiti per le vacanze.
Reputo che 8 ore a scuola chini sui libri e sui quaderni siano già troppe; inoltre i compiti a casa sono fatti male, contro voglia e quindi con risultati uguali allo zero.
Semplice calcolo orario: esco da scuola alle 16:30, se tutto va bene sono a casa alle 17, merenda, un po’ di TV o qualche svago, dopodiché i famigerati compiti: ma sono stato a scuola finora!
Perché questa condanna a stare seduto 12 ore al giorno, con sicura scoliosi o qualche altra diavoleria a carico dell’apparato scheletrico e muscolare?
Senza contare chi, esce da una scuola per entrare in un’altra scuola: di danza, di sport, di lingue, di musica, teatro ecc…
Non assegno compiti, mai, perché ritengo che le ore passate in classe siano già troppe. Se queste non bastano è a causa del metodo sbagliato, e non dell’alunno svogliato.
Non esistono bambini svogliati, esistono bambini esausti, bambini che vogliono fare quattro salti, giocare, divertirsi, gridare di gioia, imparare a guardare le venature di un albero, o ascoltare il cinguettio di un usignolo, sono bambini che vogliono andare oltre la scheda, il quaderno, il libro, gli strumenti didattici, e imparare dagli occhi di un adulto o di un compagno.
Unica concessione al lavoro fuori classe: “Ragazzi giorno X ci sarà verifica, organizzatevi”.
Sono certo della responsabilità dei miei alunni, e se qualcuno farà un brutto scivolone per non aver studiato, imparerà dalle sue ginocchia sbucciate. Molto meglio rischiare un 5 e puntare sulla personale responsabilità, piuttosto di incombere sui propri alunni con compiti assurdi e inutili.
Compiti delle vacanze: vacanza è vacanza, per adulti e bambini.
“Se non fai i compiti delle vacanze quando torni a scuola non ricorderai più nulla”: se le cose stessero così, chi sostiene questa tesi ha un metodo scolastico a dir poco fallimentare, anzi dannoso.
Non c’è niente di più forte di un bambino interessato, coinvolto, reso partecipe di un’attività che non sia solo cartacea, ma esistenziale ed esperienziale.
Basta compiti: il bambino è molto di più!
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