Testimonianza di Massimiliano Delmenico

Pubblicato da Massimiliano Delmenico il

Maestro di scuola elem…, pardon, primaria.

Aderisco con entusiasmo alla campagna Basta Compiti in quanto trovo corrispondenze di pensiero tra il mio modo di concepire e percepire la scuola e quello del suo fondatore Dottor. Parodi e dei suoi collaboratori. Da anni non assegno compiti e non do voti. Sui motivi della mia scelta rimando ai numerosi testi e alle considerazioni di persone ben più titolate e quotate del sottoscritto, nonché alle significative testimonianze di colleghe e colleghi anche qui riportate. Non nego che in alcuni contesti scolastici potrebbe non essere facile intraprendere un certo percorso, per così dire, “homework free” ma, come direbbe il dottor Frederick Frankenstein nel celebre film di Mel Brooks: «Si – può – fareee!!». Ritengo che laddove sia presente volontà didattica e pedagogica si riesca a ottenere qualsiasi risultato. Certo, meglio se non da soli e, soprattutto, senza quei contrasti che potrebbero minare la serenità del percorso scolastico sia di noi adulti che dei ragazzi e delle ragazze. E’ bene partire da un presupposto: la consapevolezza che buona parte di colleghi, colleghe e, soprattutto, famiglie deve essere educata rispetto a modi altri di intendere il nostro lavoro. Come biasimarla. Da decenni il mondo della scuola pubblica, in stallo, propone sempre gli stessi schemi e paradigmi che risultano difficili da scardinare, tra questi i compiti. Diventa quindi necessario comunicare fin da subito il proprio modus operandi al fine di raggiungere un’accettazione generale, anche graduale, dello stesso. Ma avvisare non basta. Bisogna argomentare. Far capire che non assegnare compiti non è una strategia di comodo per lavorare meno o una sorta di captatio benevolentiae per conquistare ragazzi e genitori se non, addirittura, una banale adesione a mode passeggere, ma è il risultato di un percorso caratterizzato da studio, ricerca, sperimentazione. Non solo. Colleghi e colleghe devono avere la percezione di non condividere tempi e spazi con un Bastian Contrario e di essere sempre rispettati e rispettate nella loro libera, seppur discutibile, decisione di assegnare compiti. Bisogna aiutare i genitori a comprendere che eventuali differenze nel modo in cui gli insegnanti di una stessa classe affrontano la gestione dei compiti a casa non devono spaventare. I loro figli e le loro figlie hanno una grande capacità di adattamento, sanno distinguere i diversi modi di lavorare dei docenti e adeguarsi, quindi, alle loro richieste anche quando diametralmente opposte. E di fronte alle sicure domande di alunni e alunne in merito ai motivi della scelta di non farli lavorare anche a casa, cosa fare? Semplice, dare le motivazioni, avendo, però, l’accortezza di non screditare mai davanti a loro l’operato di colleghi e colleghe ancorché lontani da noi nel loro agire scolastico. Sarebbe un’imperdonabile leggerezza. Queste sono solo alcune considerazioni che mi sento di condividere. Si tratta di semplici spunti derivanti unicamente dalla mia esperienza e che, quindi, non hanno alcuna pretesa di funzionare in ogni contesto scolastico. Spero di non avervi annoiato troppo. A presto.

Massimiliano Delmenico


1 commento

Paola Piccolo · 6 Febbraio 2021 alle 23:50

Grazie per i suggerimenti… Nel corso della mia esperienza di insegnamento alla primaria ho curato forse troppo poco questo momento di “comunicazione preventiva”, trovandomi poi a dover gestire situazioni di incomprensione dei miei metodi che ho applicato con molta convinzione da parte mia ma dandone per scontati i presupposti. Invece è importante spiegare cosa, come, e perché si fa: in questo modo si dà più valore alla propria proposta, altrimenti si corre il rischio di essere svalutati da alcuni genitori e, purtroppo, anche da alcuni colleghi.

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