Vacanze vere per gli studenti!
A un giorno dalla chiusura delle scuole vorrei porgere una preghiera ai miei colleghi insegnanti: non oberate di compiti i ragazzi nei mesi estivi, per piacere!
I nostri alunni, dopo mesi e mesi di scuola, hanno diritto come tutti al meritato riposo. Hanno bisogno di ricaricare le pile e di svagarsi, per poi riprendere a settembre con rinnovate energie.
È vero che l’Italia è uno dei pochi paesi europei ad avere vacanze estive tanto lunghe, è vero anche che un distacco prolungato dalle attività scolastiche potrebbe essere deleterio per coloro che vivono in contesti privi di adeguati stimoli, perché in situazione di svantaggio socio-culturale. Non per questo, però, è necessario riempire tutti (o quasi) i giorni delle vacanze con i compiti, tanto più al giorno d’oggi, al tempo della scuola delle competenze.
A mio parere, appena terminata la scuola, i ragazzi dovrebbero “staccare” per almeno un mese, dovrebbero uscire fuori a giocare con gli amici, passeggiare, viaggiare, stare in compagnia dei familiari, senza lo stress dei compiti da fare… Leggere anche, quello sì, sempre, perché la lettura, quella “buona”, è utile a qualsiasi età ed è un piacere che, nutrendo la nostra anima, ci rende migliori (anche in ambito scolastico).
Ritengo che fare qualche esercizio, mirato, qualche settimana prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, possa servire ai ragazzi per non tornare del tutto “arrugginiti” sui banchi di scuola, ma penso anche che i compiti debbano essere limitati a poche materie.
Sono infine del tutto contraria ai cosiddetti “libri per le vacanze”, testi di cento, centocinquanta pagine pieni di esercizi spesso poco utili e ripetitivi, assegnati da insegnanti forse pigri o forse non del tutto al corrente della normativa: non si possono obbligare le famiglie ad acquistare altri libri al di fuori di quelli di testo adottati per l’anno scolastico, libri di testo il cui costo totale non può superare il tetto stabilito, ogni anno e classe per classe, dal Ministero. Noi insegnanti sappiamo bene che il più delle volte è difficile non superare quel tetto, come si può pertanto chiedere un ulteriore esborso alle famiglie?
A proposito della normativa, i nostri legislatori riguardo ai compiti delle vacanze (come su altre questioni, d’altronde) hanno preferito non esprimersi. Si sono espressi però sui compiti per il fine settimana, fin dagli anni ’60 del secolo scorso. Nella C. M. 14 maggio 1969, n. 1, ad esempio, si dispone che agli alunni non vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo”, a meno che “non si tratti di materia, il cui orario cada soltanto in quel giorno”.
Ora, per via dell’autonomia scolastica, si potrà forse anche disporre diversamente, ma, a mio parere, bisognerebbe far proprio il principio che durante il fine settimana sia diritto dei componenti delle famiglie trascorrere tranquillamente il proprio tempo insieme.
La scuola non è certo l’unica agenzia educativa, non ha il monopolio dell’istruzione. Oggi, più ancora che nel passato, è possibile imparare moltissimo anche al di fuori delle aule.
Credo che spesso si diano tanti compiti per insicurezza. Non si deve avere paura. Se si è lavorato bene in classe, il tempo necessario al ragazzo a casa per rivedere, ripensare e rielaborare sarà per forza di cose limitato.
Un po’ di moderazione, quindi, e un briciolo di empatia… il riposo ricarica e ritempra anche noi docenti, che, pur essendoci riposati durante l’estate, siamo in grado di riprendere le lezioni a settembre senza aver dimenticato ogni cosa del nostro bellissimo mestiere. I ragazzi hanno una memoria migliore della nostra… a voi la conclusione!
CONSIGLIO DI LETTURA per coloro che volessero approfondire l’argomento dei compiti a casa: The Tyranny of Homework: 20 Reasons to Stop Assigning Homework Over the Holidays di Miriam Clifford, insegnante e blogger di InformEd. https://rossanaweb.altervista.org/blog/vacanze-vere-gli-studenti/
1 commento
ireneb · 8 Gennaio 2022 alle 18:41
Buongiorno! Sono d’accordo con l’articolo, ma vorrei fare una piccola precisazione (se così si chiama). A un certo punto, quando si parla dei libri di lettura obbligatori, il fatto viene contestato con “non si possono obbligare le famiglie ad acquistare altri libri al di fuori di quelli di testo adottati per l’anno scolastico”, una citazione del Ministero dell’Istruzione. Vorrei dire che questo punto del discorso non regge molto, perché le biblioteche esistono e sono gratuite, pertanto tutti gli studenti potrebbero tecnicamente prendere i libri indicati dagli insegnanti in biblioteca, senza spendere un centesimo. È vero che magari non tutte le biblioteche hanno i libri richiesti dagli insegnanti, ma generalmente questi ultimi danno da leggere libri classici (specie alle medie e superiori), che si riescono a trovare in qualunque biblioteca. Poi io personalmente ho sempre detestato il fatto che gli insegnanti costringessero gli alunni a leggere determinati libri, ma ci tenevo a fare questa precisazione.