Alla Dirigente scolastica della mia scuola
Gentile Dirigente,
La invito caldamente a riflettere su quanto affligge ormai da molti, troppi anni, noi genitori dei ragazzi e bambini che frequentano la scuola dell’obbligo.
Questa istituzione è nata per garantire a tutti una formazione nella direzione della crescita e dello sviluppo della persona. I principi costituzionali sanciscono che noi genitori abbiamo il dovere e diritto prioritario di istruire ed educare i figli scegliendo liberamente come orientare il loro sviluppo personale, senza violare i diritti fondamentali ed inalienabili dei minori. Abbiamo pertanto il diritto di impedire che altri vìolini questi diritti e la loro possibilità di avere una libera e completa formazione. Pur riconoscendo l’insindacabile liberta’ di insegnamento dei docenti e il nostro dovere di collaborare con loro, ci viene impedito di garantire una completa e libera formazione extrascolastica ai nostri figli. Per questo ho firmato la petizione al MIUR e ho aderito al movimento: “Basta Compiti” che si sta diffondendo in tutta Italia e che annovera illustri personalità del mondo accademico e scolastico, preoccupati dal crescente analfabetismo di ritorno e del sempre più diffuso disagio psichico da stress degli adolescenti.
Io sono solo una mamma di 3 figli, due alla Secondaria di primo grado e una alla Primaria che si sentono prigionieri insieme a me, che li seguo quotidianamente. Sono laureata e specializzata in Archeologia, mio marito è un insegnante di lettere e proprio perché amo la cultura e desidero che anche i miei figli la amino e sentano il desiderio di conoscenza, aderisco a questa campagna per dare finalmente voce a ciò che ho sempre pensato da quando i miei figli hanno cominciato il loro percorso scolastico, peraltro costellato di soddisfazioni. Sono una madre che ha a cuore l’educazione dei suoi figli che non riescono più a leggere liberamente, a suonare la chitarra e il pianoforte, a svolgere le loro attività sportive ad incontrarsi con gli amici per giocare, a vivere esperienze di crescita con la famiglia e con la comunità parrocchiale, ad avere garantito il riposo quando sono malati. Trascorro i miei pomeriggi ad insegnare loro a studiare, a spiegare ciò che non hanno capito passando da una camera all’altra tra il loro ed il mio nervosismo. Io ho le capacità e la possibilità di aiutare i miei figli, ma tanti genitori non hanno né tempo né capacità per farlo. E’ nostro diritto che loro imparino a scuola, é nostro diritto che il loro tempo libero sia davvero libero di intraprendere altre esperienze formative. Per operare il cambiamento non servono energie finanziare basta riaccendere nei nostri insegnanti, già fin troppo preparati, l’entusiasmo, la capacità di superare meccanismi fallimentari come lo stimolo attraverso una valutazione mortificante. E’ necessario che abbiano l’umiltà di rimettersi in gioco, misurando i loro insegnamenti nel rispetto dei tempi e delle capacità di apprendimento dei singoli ragazzi. Non si può più delegare alle famiglie un compito che non gli compete e per cui non sono, nella maggior parte dei casi, neppure preparati. La scuola non si fa con i banchi o le LIM ma con lo scambio e la circolazione di idee.
Per questo confido in lei affinchè il nostro diritto di genitori sia garantito, e si operi un reale e tempestivo cambiamento.
Claudia Angelini
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